Mondiale di calcio del 1982 a Madrid. Il 16 ottobre 1981, in un discorso da lui pronunciato alla FAO nella prima Giornata mondiale dell’alimentazione, affermò: «Ricchi e poveri siamo tutti legati allo stesso destino. Dopo la sua visita in Irpinia, il 26 novembre, pochi giorni dopo la tragedia denunciò pubblicamente l’impotenza e l’inefficienza dello Stato nei soccorsi in un famoso discorso televisivo a reti unificate, in cui sottolineò la scarsità di provvedimenti legislativi in materia di protezione del territorio e di intervento in caso di calamità e denunciò quei settori dello Stato che avrebbero speculato sulle disgrazie come nel caso del terremoto del Belice. Per i giocatori di movimento il discorso è analogo, con l’aggravante di aver importato un numero massiccio di stranieri mediocri. Pertini divenne indiscutibile che ai poteri formali del Quirinale si aggiungeva il cosiddetto «potere di esternazione»: quello che in seguito divenne un archetipo della funzione di stimolo del Quirinale nei confronti della politica fu, per la prima volta, esercitato senza sostanziali ostacoli nella risoluzione della controversia parasindacale dei controllori di volo. Italia, per il suo carisma, per il suo modo di fare schietto e ironico, per l’onestà, per l’amore verso i bambini (a cui prestava molta attenzione durante le visite giornaliere delle scolaresche al Quirinale) e per aver inaugurato un nuovo modo di rapportarsi con i cittadini, con uno stile diretto e amichevole.
Indicativo della novità del suo intervento – che indusse il Governo ad avallare una soluzione negoziale elaborata al Quirinale – fu il fatto che la stampa e la dottrina giuridica cercarono di ricondurre la vicenda nell’ambito dei poteri presidenziali, con un’evidente giustificazione a posteriori, evidenziando il fatto che i controllori dei voli aerei erano a quel tempo personale militarizzato (era proprio questa una delle principali questioni), e affermando che Pertini era intervenuto in qualità di comandante delle forze armate, ruolo che gli spettava e spetta tuttora al capo dello Stato italiano ai sensi dell’articolo 87, 9º comma della Costituzione. Nel 1995 la Fondazione Turati ha dato vita all’Associazione Nazionale «Sandro Pertini» al fine di conservare e valorizzare l’archivio e la biblioteca personale del Presidente. La circostanza fu ricordata da Norberto Bobbio come esempio della prevalenza in Pertini di una concezione etica in politica, testimoniata anche dalle seguenti parole: «La moralità dell’uomo politico consiste nell’esercitare il potere che gli è stato affidato al fine di perseguire il bene comune». Paolo Borsellino, Il fine dell’azione delittuosa. Così Paolo Buzzi, capogruppo PdL in consiglio comunale. Come senatore a vita Pertini non svolse attività politica né votò la fiducia a un presidente del Consiglio da lui precedentemente incaricato.
Fondazione Sandro Pertini ne ribadì l’infondatezza, smentendo sia il fatto che papa Wojtyla si fosse mai recato al capezzale dell’ex presidente negli ultimi momenti della sua vita (durante i quali, peraltro, Pertini non fu sicuramente mai ricoverato in ospedale), sia che Carla Voltolina si fosse mai opposta ai contatti tra di loro. Il suo appartamento in Piazza Fontana di Trevi, dove la moglie Carla continuò a risiedere fino alla morte, sopraggiunta nel 2005, funse poi da sede della Fondazione Pertini e non fu più affittato sino al 18 aprile 2011, quando Umberto Voltolina, cognato di Pertini, restituì la casa a Roma Capitale. Nel 2007 il fotografo della Santa Sede Arturo Mari avvalorò in un proprio libro la tesi secondo la quale Pertini avrebbe voluto convertirsi in punto di morte ed avrebbe chiamato a sé il papa, al quale sarebbe stato però impedito di incontrarlo per il rifiuto opposto dalla moglie Carla Voltolina. Sandro Pertini rimase sempre legato alla sua terra d’origine, la Liguria.
Indipendente dal ruolo istituzionale che aveva ricoperto e legato piuttosto a un senso di reciproca lealtà democratica appare invece l’episodio che lo vide, nel 1988, visitare la camera ardente del leader del Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante. L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, migliori siti maglie calcio sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Le immagini della sua esultanza allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid per la vittoria ai Campionati del mondo di Calcio del 1982 (dopo il terzo gol disse «non ci prendono più» vicino a un impassibile re Juan Carlos) sono entrate nella memoria collettiva degli italiani assieme all’esclamazione del telecronista RAI Nando Martellini: «Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! In seguito al terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980, nell’invocare una repentina risposta dei soccorsi all’immane tragedia dei terremotati, lanciò l’appello «Fate presto», frase apparsa il giorno seguente a nove colonne sul quotidiano Il Mattino di Napoli. Nonostante i suoi impegni, specie nel periodo della presidenza della Camera, si recò spesso in visita non solo nei luoghi in cui era nato o aveva vissuto da giovane ma anche in altre città della riviera ligure e dell’entroterra, spesso palesando il suo imbarazzo per il trambusto che la sua presenza comportava nei luoghi in cui sostava, con il vistoso e ingombrante seguito dei carabinieri di scorta.